Carissimi,
potrete fare visita ad Alessandro oggi (2 gennaio) fino alle ore 17.00 nella cappella camera mortuaria dell’ospedale Sant’Orsola – Malpighi, in via Pizzardi.
Il funerale sarà celebrato mercoledì 4 gennaio nella basilica di Santo Stefano alle ore 10.30.
Vi aspettiamo,
le Libs
Ti ho conosciuto solo di ‘sfuggita’, ma ho sentito molto parlare di te da tua moglie Mariangela con la quale ho lavorato per molto tempo. Penso che tu sia stato un grande uomo e lei è una grande donna. Ti dedico queste parole che mi piacciono molto “L’unica cosa importante, quando ce ne andremo, saranno le tracce d’amore che avremo lasciato.” A. Schweitzer. Mariangela ti abbraccio. Lorena Magnaghi
Caro Ale,
scusa il ritardo con cui ti saluto (ora che so che non potrò venire di persona).
Un sabato mattina di dieci anni fa Mariangela mi chiamò, ricordo bene in che stato d’animo, dicendomi di aver scoperto la sera prima che la tua malattia “preannunciata” si era messa in moto. Ti eri fatto un bel viaggio da Modena ad Arese con una TAC in valigia che diceva senza mezzi termini da dove veniva quel tuo mal di schiena.
Mi offrii di andarti a comprare subito un corsetto prima che la meravigliosa “incoscienza” che t’impediva di stare a riposo, combinasse qualche casino irrimediabile anche all’atro midollo.
Quando arrivai casa tua rimasi incantato. Ti conoscevo e ti ammiravo da quando al 2° anno di medicina venivi 5 minuti prima di ogni lezione di biochimica (Prof Tettamanzi) ad aggiornare gli studenti sulle attività che il gruppo di studio di cui facevi parte portava avanti con Medicina Democratica e per invitarci a partecipare. Avevo poi imparato molte cose dalla tua assidua frequentazione, ma in quel momento non mi resi conto della lezione che mi stavi dando.
Eri li seduto sul divano che ti rileggevi i pochi contraddittori “clinical trials” disponibili sul trattamento della tua malattia. Ero colpito dalla naturalezza con cui tu “medico epidemiologo” applicavi a “te stesso paziente” il rigore metodologico con cui lavoravi e che ci avevi insegnato.
La lezione sembrava tutta lì, come l’avresti poi magistralmente sintetizzata in quel tuo articolo sul BMJ del 2004 (An unfinished trip through uncertainties).
Ma la lezione non era quella e per oltre dieci anni me la sono persa.
La lezione Alessandro l’ho imparata solo adesso rileggendoti su questo blog dove non ho mai trovato un momento di amarezza e soprattutto mai nemmeno un accenno rabbia.
Sei stato semplicemente magnifico. Grazie.
PS: Ancora una cosa.
Ti ricordi delle iniezioni di cortisone che venivo a farti a casa e di cui tu enfatizzavi ironicamente l’effetto terapeutico……. Beh è uno delle poche cose di cui vado legittimamente fiero. Grazie.
Ricordami almeno per quelle.
Roberto
Gracias a la vida
Lucia
Because I could not stop for Death,
He kindly stopped for me;
The carriage held but just ourselves
And Immortality.
We slowly drove, he knew no haste,
And I had put away
My labor, and my leisure too,
For his civility.
We passed the school, where children strove
At recess, in the ring;
We passed the fields of gazing grain,
We passed the setting sun.
Or rather, he passed us;
The dews grew quivering and chill,
For only gossamer my gown,
My tippet only tulle.
We paused before a house that seemed
A swelling of the ground;
The roof was scarcely visible,
The cornice but a mound.
Since then ‘tis centuries, and yet each
Feels shorter than the day
I first surmised the horses’ heads
Were toward eternity
le parole di emily dickinson da qualcuno che ha appena incrociato la sua vita ma che lo ringrazia di esserci stato
Poiché non potevo fermarmi per la Morte –
Lei gentilmente si fermò per me –
La Carrozza non portava che Noi Due –
E l’Immortalità –
Procedemmo lentamente – non aveva fretta
Ed io avevo messo via
Il mio lavoro e il mio tempo libero anche,
Per la Sua Cortesia –
Oltrepassammo la Scuola, dove i Bambini si battevano
Nell’Intervallo – in Cerchio –
Oltrepassammo Campi di Grano che ci Fissava –
Oltrepassammo il Sole Calante –
O piuttosto – Lui oltrepassò Noi –
La Rugiada si posò rabbrividente e Gelida –
Perché solo di Garza, la mia Veste –
La mia Stola – solo Tulle –
Sostammo davanti a una Casa che sembrava
Un Rigonfiamento del Terreno –
Il Tetto era a malapena visibile –
Il Cornicione – nel Terreno –
Da allora – sono Secoli – eppure
Li avverto più brevi del Giorno
In cui da subito intuii che le Teste dei Cavalli
Andavano verso l’Eternità